La Mini, un’icona dell’automobilismo italiano, continua a sorprendere con il suo design unico e le sue prestazioni.
Presentando una combinazione di stile moderno e funzionalità, questa piccola vettura ha conquistato il cuore di molti. Questo articolo esplora la sua evoluzione, le caratteristiche innovative e la sua incidenza sul mercato automobilistico.
La Mini, una vettura che si distingue per le sue caratteristiche visive, presenta linee tese e squadrate, tipiche della penna di Bertone, che la rendono immediatamente riconoscibile. Lunga solo tre metri, riesce a sfruttare ogni centimetro, con un design accattivante e funzionale. Le ruote sono poste agli estremi del veicolo, mentre il portellone posteriore offre un accesso pratico al bagagliaio di dimensioni sorprendentemente ampie. Oltre al portellone, la vettura vanta un’ampia superficie vetrata, che non solo migliora la visibilità, ma crea anche un senso di spaziosità all’interno dell’abitacolo.
Due i motori disponibili: il primo è un 4 cilindri da 998 cm³, capace di erogare 49 CV, mentre l’altro è un 1.275 cm³ con 65 CV di potenza, più performante. Questa scelta consente di accontentare un pubblico variegato, che cerca una utilitaria agile e scattante. La meccanica, tutta all’avanguardia per l’epoca, include sospensioni a ruote indipendenti, un vantaggio in termini di comfort e maneggevolezza. La Mini 90 si presenta in una versione standard, caratterizzata da dettagli esterni in nero e sedili in finta pelle, a differenza della Mini 120, che offre una strumentazione più completa e moderna, con contagiri e manometri, grazie a un design che puntava a un’estetica contemporanea.
All’immediata presentazione, la Mini di Bertone ha suscitato un notevole entusiasmo, in particolare tra una fetta significativa di pubblico femminile. La combinazione di eleganza, funzionalità e compattezza ha colpito tutti. In quel periodo, nasceva anche l’Autobianchi A112, offrendo una valida alternativa sul mercato. Il confronto tra le due vetture ha spinto ad una crescita della competitività, anche se i prezzi si sono rivelati leggermente alti per utilitarie: la Mini 90 costava 1.820.000 lire, l’A112 1.702.400 lire e la Fiat 127-903 1.590.400 lire. Numeri che non passavano inosservati, ma che non sembravano frenare l’entusiasmo intorno a queste vetture. Nel 1976, quando De Tomaso acquisì Innocenti, la gamma si ampliò ulteriormente, introducendo una versione sportiva con motore migliorato e personalizzazioni accattivanti.
Nel 1977 arrivano versioni sempre più rifinite come le 90 SL e 120 SL. Ogni modello puntava a migliorare, offrendo dettagli di lusso e configurazioni che cercavano di attrarre un pubblico sempre più ampio. Nel 1980, poi, fu presentata la Mille, una reinterpretazione della 90. Questa nuova versione si distingueva per paraurti in resina nera e interni curati, con moquette e velluto, aggiungendo dettagli che elevavano la percezione di qualità della Mini.
Col passare degli anni, la Mini ha dovuto affrontare nuove sfide, e nel 1982 è stata costretta a trovarsi nuovi motori, a causa della scadenza dell’accordo con la British Leyland. La soluzione trovata da De Tomaso è stata quella di rivolgersi al mercato giapponese, in particolare alla Daihatsu. Questo ha portato alla creazione di motori tre cilindri sui 993 cm³, capaci di sviluppare 53 CV. Nel 1983, la Mini ha visto la nascita della versione Turbo, diventando così la prima utilitaria sovralimentata dell’epoca con i suoi 71 CV. Un’esperienza che ha segnato l’inizio di una nuova era e l’adozione di tecnologie avanzate.
Nel 1984 il marchio presentò diverse versioni, come il Minidiesel e il Minimatic, con motori poco esigenti e consumi bassi. L’innovazione ha continuato a essere il focus principale, ugualmente combinando prestazioni e comodità. La varietà di modelli ha attirato unicamente i clienti, generando interesse su una vettura che sembrava destinata a durare nel tempo. Due anni dopo, nel 1986, la Mini ha debuttato con la “990”, una versione a passo lungo che ha offerto molteplici miglioramenti e opzioni.
Alla fine degli anni ’80 arriva un altro capitolo importante nella storia della Mini: nel 1990 la Fiat acquisirà Innocenti, e la denominazione dei modelli cambia, con l’introduzione delle nuove versioni Small 500 e Small 990. Da quel momento, infatti, le vetture verranno equipaggiate con catalizzatore a partire dal 1992, un passo avanti per rispettare le normative sempre più rigide in materia di emissioni. L’anno successivo, la Mini toccò il suo punto finale con la presentazione della 500 SE, un modello dotato del motore della 990, continuando a rappresentare una sorta di omaggio alla storia e l’eredita di questa piccola utilitaria.
Trent’anni di onorata carriera e ben 350.000 esemplari venduti raccontano una storia di successo davvero impressionante, di una vettura che, pur mutando nel tempo, è sempre rimasta fedele al suo spirito originario. Con il cilindro giapponese, il bilancio aveva superato le aspettative, contribuendo a scrivere un’importante pagina del mondo delle automobili. La Mini, pur essendo eventualmente uscita di scena, continua a vivere nei ricordi di chi l’ha posseduta.