Molto prima della piccola Smart, una casa italiana ideò una vettura perfetta per la città; la vera microcar è nostra!
Quest’anno molti clienti del marchio tedesco Smart hanno dovuto rassegnarsi a veder andare in pensione la Smart Fortwo ossia una delle citycar più fortunate e popolari che abbiano mai calcato le nostre strade. La piccola due posti lunga meno di tre metri è l’auto ideale per affrontare il traffico ma Smart, che sta vivendo una fase di revisione del suo credo fondamentale, passando dalle citycar ai SUV e mettendo in stand by la produzione della sua storica vettura.
Sicuramente la Smart è un’icona degli anni novanta nonché una delle prime vetture ideate a misura per le grandi metropoli a vedere la luce ma tanti altri marchi hanno provato a produrre e proporre qualcosa di simile ben prima della nascita del marchio del gruppo Mercedes-Benz. Tra queste aziende chiaramente ce n’è anche una italiana che ha quasi centrato l’obiettivo di produrre la primissima due posti di questo tipo.
Si tratta dell’atelier di Milano, Zagato, attivo dal 1918 che in tempi non sospetti comprese la necessita, di fronte al crescente utilizzo dell’automobile come mezzo prediletto dai cittadini e di conseguenza dell’aumento di traffico e scarsità di parcheggi, di mettere sul mercato una vettura piccola, quasi “tascabile” anche sacrificando due posti a bordo. Ecco com’era fatta la prima Smart italiana.
L’illuminazione di Zagato che non ebbe seguito
Quello di oggi è il classico esempio di un progetto nato in anticipo sui tempi e forse anche troppo. Nell’importante occasione del Salone di Ginevra del 1972 Zagato sorprese tutti presentando la Zele, una piccola citycar a due posti dall’aspetto squadrato che forse, poteva ricordare giusto la storica Peel P50 britannica prodotta nella altrettanto piccola Isola di Man!
Questa scatoletta larga appena un metro e lunga meno di tre venne ideata da Giovanni Michelotti che si appoggiò a Fiat per il progetto, prendendo spunto da un’altra supermini del periodo: la Fiat 500, niente poco di meno. La Zele ospitava appena due persone – molto intime! – e montava un propulsore elettrico Marelli da appena 1.000 Watt per 8 Cavalli di potenza totale, potendo quindi raggiungere i 40 chilometri orari, probabilmente in discesa.
La carrozzeria in fibra di vetro era una specialità della casa visto che Zagato – che ha apposto il suo nome su bolidi del calibro della Aston Martin DB5 e dell’Alfa Romeo TZ3 – produceva all’epoca soprattutto GT sportive per il tracciato. Sarebbe stata sicuramente la loro automobile più economica; non lo sapremo mai con certezza perché il progetto, troppo in anticipo, venne soppresso lasciando senza seguito la piccola Zagato Zele: che gran peccato.