La crisi nel settore dell’automotive non sembra avere fine. Anche i colossi europei più importanti sono in un periodo poco produttivo da tempo.
Il 2024 si presenta come un anno difficile per il settore automotive in Europa, un contesto che va ben oltre il semplice andamento dei grossi marchi di auto. Le ripercussioni negative si estendono a tutto l’indotto, un aspetto spesso trascurato, ma di cruciale rilevanza. In questo articolo esploreremo la situazione attuale del mercato dell’auto, analizzando i motivi alla base di questi trend preoccupanti e le conseguenze sui posti di lavoro in questo settore.
Settembre ha segnato un punto critico per i giganti dell’industria automobilistica europea. I gruppi Volkswagen e Renault hanno registrato entrambi risultati negativi, mostrando segni di una crisi evidente e tangibile. Tuttavia, la situazione di Stellantis è stata la più grave, con una flessione che ha raggiunto un sorprendente -27%. Questo significativo calo di vendite non colpisce solo le grandi aziende, ma innesca una serie di effetti a catena che impattano sull’intera filiera fornitrice. E così, l’industria dell’indotto, quella che si occupa di produrre i componenti essenziali per l’assemblaggio delle auto, sta vivendo un periodo di grande difficoltà.
La situazione si fa ancora più seria quando si considerano i numeri: si stima che nei primi sei mesi del 2024 l’industria automotive del vecchio continente abbia già perso oltre 32.000 posti di lavoro solo nel settore dell’indotto. Un crollo di così vaste proporzioni è paragonabile a quello sperimentato durante il picco della pandemia da COVID-19. È evidente che questi dati sono motivo di preoccupazione non soltanto per gli addetti ai lavori, ma anche per i consumatori e per l’economia in generale.
La crisi nel settore automotive non è un fenomeno nuovo, risale a quel drammatico 2020 che ha segnato l’inizio di una lunga serie di difficoltà. Dall’inizio della pandemia ad oggi, è stato calcolato che oltre 86.000 posti di lavoro nell’indotto siano andati persi in Europa. Tra i paesi più colpiti, la Germania ha visto una diminuzione di lavoro senza precedenti, perdendo circa 52.000 posti, il 60% del totale europeo. Le notizie non sono delle più incoraggianti: il mercato automobilistico non mostra segnali di ripresa, anzi, sembra essere in fase di ulteriore contrazione man mano che i mesi passano.
Cosa c’è dietro a questa continua diminuzione? La risposta sembra risiedere in un mix di fattori economici e strategici. Le attenzioni sono focalizzate sulle scelte delle case automobilistiche, che spostano la produzione in paesi con costi più bassi per rimanere competitive. Di conseguenza, si intensificano le perdite per l’indotto locale, che fatica a tenere il passo. Questo porta a una spirale negativa da cui sembra difficile, se non impossibile, uscire, almeno nel breve periodo.
La delocalizzazione è uno dei principali fattori che stanno causando danni enormi all’indotto automotive in Europa. Per le aziende del settore, spostare la produzione in aree dove il costo della manodopera è inferiore sembra essere diventata una strategia comune, ma a quale prezzo? La conseguenza diretta è che molti fornitori locali di componenti si ritrovano a dover affrontare commesse in calo e, in molti casi, la chiusura. Questo crea un circolo vizioso: meno lavori portano a più disoccupazione, una situazione insostenibile per chi vive di questo lavoro.
In aggiunta a tutto ciò, ci sono da considerare le politiche commerciali europee, in particolare i dazi imposti alle auto prodotte in Cina. Questi dazi non solo colpiscono i grandi produttori cinesi, ma anche quelli europei che sono attivi nel comparto dei dispositivi di ricarica e altri componenti critici. La situazione è complessa e non è facile individuare una “soluzione magica” che risolva tutte queste problematiche. Gli occhi sono puntati sul futuro per comprendere se e quando il mercato automobilistico potrà recuperare slancio e vitalità, fattori che sono essenziali per la salute dell’intera economia europea.
Le prospettive per il 2024 quindi rimangono incerte, e mentre il mondo dell’auto continua ad affrontare sfide inaspettate ed enormi, resta da vedere come si evolverà il contesto nei prossimi mesi e quale impatto avrà sugli operatori del settore e sui lavoratori.