Pochi lo ricordano ma i narcos diedero un vero e proprio assalto alla Formula Uno. Solo la risolutezza di un uomo riuscì a prevenire il peggio…
La Formula Uno dovrebbe essere lo sport di Elite per eccellenza con piloti, manager, perfino i meccanici che lavorano nei paddock durante la gara che devono mantenere un comportamento impeccabile e pulito in ogni occasione. Non è un caso che piloti come James Hunt e Bernard Gachot – quest’ultimo a causa di una denuncia per aggressione subita nel 1990 – abbiano avuto carriere molto brevi in pista per il loro comportamento.
La storia di cui parleremo oggi però va ben oltre il semplice comportamento di un pilota o un dirigente. Si, perché negli anni ottanta accadde qualcosa di molto più oscuro all’interno dei paddock della Formula Uno, lo sport più elitario del mondo. I narcos, i famosi e famigerati narcotrafficanti che in quel periodo facevano milioni e milioni di dollari con la vendita di cocaina, misero gli occhi su una scuderia di F1 e tentarono un incredibile scalata al potere.
Ma prima di addentrarci nella storia, cosa ha da guadagnare un narcotrafficante in un’operazione così rischiosa? Al di là della possibilità di riciclare denaro tramite un’attività apparentemente legale, controllare una scuderia o avere anche solo un pilota alle proprie dipendenze era considerabile uno sfoggio di potere enorme per un criminale, soprattutto se parliamo di Pablo Escobar in persona.
Paura e cocaina: i narcos approdano in F1
Nel 1981 Escobar andò molto vicino a schierare un pilota in Formula Uno: successe con la scuderia Ensign che, anche a causa di difficoltà economiche, finì per schierare un semi-sconosciuto pilota colombiano, tale Ricardo Londono che si era fatto le ossa nelle serie minori, in alcuni test preliminari per il GP di Brasile. Londono in pista si muove bene ma ciò che gli altri piloti ignorano è che si tratta di un amico intimo di Escobar con cui ha anche corso nel tempo libero!
Sulla vettura che gli storici speculano fosse stata pagata con denaro proveniente dalle “attività” di Pablo spicca lo sponsor fittizio “Colombia”. Ma prima che il pilota colombiano possa scendere in pista, si mette in mezzo il Presidente della FIA, Sir Bernie Ecclestone in persona. Aggrappandosi ad un cavillo legale, Ecclestone impedisce a Londono di correre scoprendo che non ha la super licenza richiesta per entrare nel circuito. Sarà il primo ed ultimo tentativo di Escobar di mettere uno dei suoi a correre in pista.
Di quell’episodio rimane lo sconcerto dei presenti che ricordano bene i “vistosi” amici di Londono nel paddock, inclusi tre guardaspalle armati forse membri a loro volta del cartello più pericoloso mai visto al mondo. Londono non correrà mai in Formula Uno: alcuni anni dopo farà la tragica fine che hanno fatto molti membri di quell’organizzazione e verrà ucciso a colpi di arma da fuoco per motivi ignoti.