L’incontro che ha cambiato la storia di Fiat: “Dissi di si ma ad una condizione”

Un incontro ha cambiato la storia della Fiat come la conosciamo. Chissà se senza questa parentesi tra due grandi personaggi storici ci sarebbe stata l’azienda che oggi conosciamo. 

Carlo De Benedetti, un nome che evoca grandezza e innovazione nel panorama imprenditoriale italiano, si appresta a festeggiare il suo novantesimo compleanno. L’ex amministratore delegato della Fiat, noto per il suo contributo nell’invenzione della Panda, ha condiviso luminosi ricordi in un’intervista esclusiva con il Corriere della Sera. Un viaggio tra passato e presente, che offre uno spaccato unico di un’epoca d’oro e di sfide nel mondo dell’industria automobilistica.

Uno dei passaggi più affascinanti della vita di De Benedetti è senza dubbio il suo primo incontro con Giovanni Agnelli. L’ormai novantenne imprenditore ricorda vividamente quel momento in cui, rientrando a casa una sera, si imbatté in una scena che pareva uscita da un film. In quell’androne di un palazzo torinese, un’auto si fermò e scese una donna splendida: era Anita Ekberg, una delle icone più belle del cinema italiano. “La guardavo abbacinato” – racconta De Benedetti“quando all’improvviso sentii un buffetto sulla guancia.” Quella mano apparteneva proprio all’Avvocato, che scherzando lo invitò a divertirsi, terminando la frase con un’espressione piuttosto colorita.

Il loro rapporto si è poi evoluto, portando Agnelli a offrire a De Benedetti ruoli di grande responsabilità, come quello di diventare numero uno di Confindustria. Pur riconoscendo l’importanza della carica, De Benedetti si oppose a quell’incarico, trovando un compromesso in un’altra proposta: diventare l’amministratore delegato della Fiat. “Dissi di sì, ma a condizione di venire come azionista, non solo come manager,” afferma De Benedetti, aprendo a una nuova fase della sua carriera.

Il breve e intenso mandato alla Fiat

Il periodo in cui Carlo De Benedetti ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato della Fiat è stato, a suo dire, un’eccezionale prova. Anche se durò solamente 100 giorni, fu caratterizzato da una serie di sfide e conflitti interni. All’inizio, la burocrazia presente in Fiat si rivelò un ostacolo significativo. Durante un incontro cruciale con i dirigenti aziendali Rossignolo e Tufarelli, emerse la disparità di visioni riguardo al futuro automobilistico in Europa. De Benedetti ricorda di aver licenziato entrambi al termine di quella riunione, sottolineando le opinioni create da Rossignolo, il quale sosteneva che l’auto dovesse essere prodotta in Nord Africa.

L’incontrò che ha cambiato la storia di FIAT raccontato da uno dei protagonisti: Carlo De Benedetti (YouTube) – Fergia.it

Secondo De Benedetti, questa era una visione limitata. E, pensando ad oggi, in cui moltissime case automobilistiche producono in Africa, la sua intuizione si rivela interessante. “Le macchine migliori si fanno tuttora in Germania,” chiarisce. Però, la vera debolezza nel management della Fiat era presente nel team dirigenziale. Tufarelli, provenendo dall’Olivetti, non aveva una vera conoscenza del settore automotive. Per rimediare, De Benedetti decise di portare Ghidella dalla Riv SKF, il quale si dimostrò un leader efficace e intraprendente, capace di lanciare la celebre Una, celebrando così un vero e proprio trionfo.

Un’uscita controverso e il futuro della Fiat

La storia di Carlo De Benedetti alla Fiat si concluse in un modo piuttosto controverso. L’ex ad sostiene di essere stato estromesso da Romiti, un passo che segnò un cambiamento significativo per l’azienda torinese. “Così la Fiat affondò, finché non fu salvata da Marchionne,” spiega De Benedetti, rivelando un aneddoto poco conosciuto. È importante notare che la sua figura fu anche oggetto di accuse di voler scalare l’azienda, ma lui risponde con fermezza: “Sciocchezze da ufficio stampa.”

In un colloquio diretto con l’Avvocato Agnelli, De Benedetti fece notare che c’erano troppi operai in eccesso. Giovanni Agnelli, con il suo solito sorriso, scambiò la questione per un’osservazione quasi ludica, domandando dove si trovassero questi operai, a quel punto nella hall. De Benedetti rimase serio, sottolineando che erano nei conti finanziari della Fiat. Tuttavia, l’uscita di De Benedetti sembrò essere l’inizio di un nuovo capitolo, ma non facile. La risposta di Agnelli, dopo aver colloquiato con figure politiche, fu che non si sarebbero potuti fare cambiamenti significativi. E così, De Benedetti decide di lasciare, con quello che sembra un senso di impotenza di fronte a una grande opportunità sfumata.

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