L’industria dei motori e il giornalismo automobilistico hanno subito una perdita immensa con la scomparsa di Paolo Griseri.
A 67 anni, è venuto a mancare a causa di un infarto, lasciando un vuoto incolmabile tra gli esperti del settore. Griseri non era solo un giornalista, ma una vera e propria icona, un punto di riferimento per chi desiderava comprendere le dinamiche dell’industria automobilistica italiana e internazionale. Lascia dietro di sé la moglie Stefania e il figlio Gabriele, a cui va il cordoglio di colleghi e amici.
Un percorso giornalistico di rilievo
La carriera di Paolo Griseri ha avuto inizio negli anni Ottanta, quando si affermò come una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano. Ha iniziato con Il Manifesto, per poi passare a Repubblica e infine alla Stampa, dove ha ricoperto il ruolo di vicedirettore. La sua capacità di raccontare storie complesse in modo accessibile lo ha reso una figura di spicco nel panorama giornalistico. Anche dopo il pensionamento, Griseri ha continuato a lavorare con la stessa passione, dimostrando quanto il giornalismo fosse parte integrante della sua vita.
Uno dei tratti distintivi di Griseri era la sua capacità di narrare le vicende dell’industria automobilistica con una prospettiva umana. Non si limitava a descrivere innovazioni tecniche o strategie aziendali, ma esplorava le implicazioni sociali ed economiche delle trasformazioni. Seguì da vicino la figura di Sergio Marchionne, documentando la transizione di Fiat in Stellantis. Griseri ha reso accessibile al pubblico un mondo complesso, attraverso articoli e libri che hanno raccontato questa evoluzione.
La capacità di Griseri di esplorare le sfumature della realtà si rifletteva nei suoi reportage e libri. Tra le sue opere più significative, “La Fiat di Marchionne. Da Torino a Detroit” è un esempio del suo impegno nel documentare con rigore le evoluzioni dell’industria automobilistica. Collaborazioni come “Il processo” con Massimo Novelli e Marco Travaglio dimostrano la sua versatilità e abilità nel trattare temi complessi con chiarezza.
Griseri non era solo un cronista dell’industria automobilistica, ma anche un narratore delle storie di vita. Il suo reportage sul rider durante l’alluvione di Bologna mette in luce la sua capacità di dare voce ai più fragili e di cogliere le sfumature della vita quotidiana. La sua scrittura univa fluidità e profondità, rendendo ogni storia unica.
Un’eredità che continuerà a ispirare
La presenza di Griseri si faceva sentire non solo sulla carta stampata, ma anche in televisione e nei dibattiti pubblici. Era sinonimo di integrità, passione e impegno, qualità che lo rendevano un punto di riferimento per i colleghi e l’intero panorama giornalistico. Il vuoto lasciato dalla sua scomparsa è incolmabile, ma la sua eredità continuerà a ispirare le future generazioni di giornalisti e appassionati del mondo dei motori. Griseri è stato un gigante del giornalismo, capace di raccontare il passato e il presente dell’industria automobilistica, con uno sguardo sempre rivolto al futuro.