Stellantis svela il suo piano segreto: meno auto termiche per abbattere le emissioni di CO2. Cosa nasconde dietro questa decisione?

Le normative sull’emissione di CO2 in Europa stanno per cambiare radicalmente e il 2025 è l’anno segnato sul calendario automobilistico.

Le case automobilistiche stanno affrontando una transizione decisiva verso veicoli ibridi ed elettrici, relegando i motori termici in secondo piano. Stellantis, uno dei protagonisti della scena automobilistica, potrebbe avere in mente una strategia chiara per navigare in questo mare di cambiamenti, ma il futuro dell’industria automobilistica in Italia, dove è forte la tradizione delle motorizzazioni termiche, rimane incerto.

Con l’arrivo del 2025, le case automobilistiche europee si trovano a dover rispettare normative più severe sulle emissioni di CO2. Stellantis, guidato da Carlos Tavares, potrebbe essere costretta a modificare il suo approccio alla produzione. La prospettiva di ridurre la produzione di veicoli a motore termico non è solo una questione di strategia commerciale, ma anche di sopravvivenza. Il gruppo dovrà trovare un equilibrio tra le vendite di auto a mobilità sostenibile e la continuità della produzione delle auto tradizionali.

In particolare in Italia, il mercato delle auto a motore termico è ancora molto attivo. Modelli iconici come la Giulia e la Stelvio, così come la più piccola 500X, giocano un ruolo fondamentale nel panorama automobilistico locale. Se Stellantis decidesse di frenare sulla produzione di questi modelli, potrebbe portare a ripercussioni significative sulle fabbriche italiane, il che non è certo una buona notizia per i lavoratori e le economie locali. Ma ci sono segnali che indicano un cambiamento imminente, con alcune auto che potrebbero uscire di produzione già nel 2025.

Rischi e opportunità per Stellantis

Sia chiaro, la scelta di ridurre la produzione di veicoli a motore termico non è priva di rischi. Non solo ci sarebbero potenziali perdite di posti di lavoro, ma qualsiasi mancata conformità agli obiettivi di CO2 stabiliti dalla legislazione europea potrebbe comportare sanzioni astronomiche. Stellantis, che è già sotto pressione per garantire la sostenibilità delle sue operazioni, sta quindi cercando di massimizzare le vendite di veicoli elettrici e ibridi.

Stellantis (fergia.it)

Ogni auto elettrica venduta rappresenta un passo verso il raggiungimento dell’obiettivo dell’Unione Europea di mantenere la media di emissioni sotto il limite di 93,6 grammi di CO2 per chilometro. Inoltre, l’alleanza con Leapmotor, una delle più recenti acquisizioni del gruppo, potrebbe rivelarsi una boccata d’ossigeno. Quest’azienda ha presentato un veicolo elettrico low-cost che potrebbe attirare una nuova clientela. Così come la Citroen e-C3 che, dopo attese piuttosto lunghe, ha finalmente iniziato a essere consegnata. Nella giungla della transizione ecologica, Stellantis ha bisogno di strategia e flessibilità.

Il futuro delle produzioni italiane

Il contesto attuale per le fabbriche automotive in Italia presenta una serie di criticità. Le chiusure temporanee di alcuni stabilimenti, come quello di Pomigliano, dove si produce la Panda, sollevano preoccupazioni. Aumenta così l’incertezza per le centinaia di lavoratori coinvolti e per le comunità che dipendono economicamente dalle fabbriche Unite. Nonostante Stellantis stia pensando a piani strategici per affrontare le sfide future, resta un’assoluta necessità di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro.

In questo scenario di cambiamento e adattamento, la prospettiva di un nuovo modello di Fiat, la Grande Panda, appare con tempistiche ancora poco definite. I piani di produzione e lancio di nuovi modelli elettrici ed ibridi sono già in fermento, ma le tempistiche restano nebulose. La questione della sostenibilità è quindi centrale e necessaria, non solo per il mercato, ma anche nella manutenzione della forza lavoro. I prossimi mesi saranno decisivi e occorrerà seguire con attenzione i passi che Stellantis deciderà di compiere.